Per Eustachio Starritto quella lettura era un momento di puro piacere.
Eppure era il suo lavoro.
Seduto in poltrona, nella sua abitazione, lontano dalle noie e dagli occhi indiscreti del suo ufficio, si dedicava anima e corpo a quel compito.
Quel giorno, analizzare i rapporti semestrali delle varie sezioni del D.R.A. era stato particolarmente pesante e a tratti tedioso, ma ora poteva leggere le note conclusive dei vari direttori con una visione d’insieme che nessun altro era in grado di avere.
Ogni sei mesi aggiungeva nuovi tasselli a quel puzzle che il suo mondo era diventato e forse un giorno ne avrebbe finalmente colta l’immagine complessiva.
Si sistemò gli occhiali con un gesto istintivo. Accavallò le gambe e, ritrovando la concentrazione, ricominciò a leggere.
La “Sezione del Recupero Tecnologie” (SdR) era alle prese da oltre un anno con il “radar”. Questa volta il direttore sembrava ottimista. A suo dire, un brillante ricercatore, lavorando su una linea di ricerca non tradizionale, aveva deciso di ignorare le componenti elettroniche ed era forse giunto ad un “equivalente” del radar stesso. Ma a Starritto quel “forse” sembrò un modo comodo per chiedere tempo senza esporsi troppo.
“Maledetta elettronica… se solo si fosse trovato un qualche manuale di base… era proprio un rompicapo!”
Cercò tra i fogli che aveva in mano il rapporto della “Sezione di Elettronica” (SdE), per confrontarlo con quanto aveva appena letto. In esso veniva vantato come maggiore successo degli ultimi sei mesi il fatto interessante, ma piuttosto generico, che alcuni componenti allo studio non sarebbero potuti essere prodotti nell’attuale atmosfera.
Eppure era il suo lavoro.
Seduto in poltrona, nella sua abitazione, lontano dalle noie e dagli occhi indiscreti del suo ufficio, si dedicava anima e corpo a quel compito.
Quel giorno, analizzare i rapporti semestrali delle varie sezioni del D.R.A. era stato particolarmente pesante e a tratti tedioso, ma ora poteva leggere le note conclusive dei vari direttori con una visione d’insieme che nessun altro era in grado di avere.
Ogni sei mesi aggiungeva nuovi tasselli a quel puzzle che il suo mondo era diventato e forse un giorno ne avrebbe finalmente colta l’immagine complessiva.
Si sistemò gli occhiali con un gesto istintivo. Accavallò le gambe e, ritrovando la concentrazione, ricominciò a leggere.
La “Sezione del Recupero Tecnologie” (SdR) era alle prese da oltre un anno con il “radar”. Questa volta il direttore sembrava ottimista. A suo dire, un brillante ricercatore, lavorando su una linea di ricerca non tradizionale, aveva deciso di ignorare le componenti elettroniche ed era forse giunto ad un “equivalente” del radar stesso. Ma a Starritto quel “forse” sembrò un modo comodo per chiedere tempo senza esporsi troppo.
“Maledetta elettronica… se solo si fosse trovato un qualche manuale di base… era proprio un rompicapo!”
Cercò tra i fogli che aveva in mano il rapporto della “Sezione di Elettronica” (SdE), per confrontarlo con quanto aveva appena letto. In esso veniva vantato come maggiore successo degli ultimi sei mesi il fatto interessante, ma piuttosto generico, che alcuni componenti allo studio non sarebbero potuti essere prodotti nell’attuale atmosfera.
Le parole esatte erano: ”…appare evidente che la stampa delle schede e la produzione dei componenti debba avvenire in ambienti la cui atmosfera sia assolutamente priva del particolato e di alcuni gas…”.
Sollevò la testa, si stropicciò gli occhi inserendo pollice e indice sotto le lenti degli occhiali e rimase per qualche secondo a riflettere. La sua mente si soffermava su qualsiasi concetto gli permettesse di fantasticare di mondi lontani e dei vascelli per raggiungerli.
Sollevò la testa, si stropicciò gli occhi inserendo pollice e indice sotto le lenti degli occhiali e rimase per qualche secondo a riflettere. La sua mente si soffermava su qualsiasi concetto gli permettesse di fantasticare di mondi lontani e dei vascelli per raggiungerli.
Come poteva non fantasticare dopo aver letto gli affascinanti rapporti della “Sezione di Biologia” (SdB)? Anche questa volta, nuovi e numerosi ritrovamenti di ossa non fossili (meglio dire “cimeli di caccia”), erano prove eclatanti ed inequivocabili di una biodiversità incompatibile con i testi di biologia evolutiva scampati alle distruzioni della “Grande Guerra”. Poteva trattarsi di resti di esseri provenienti da altri pianeti? Perché no? Non era del tutto insensato in quel mondo per lo più sconosciuto. A volte cercava di autoconvincersi a restare con i piedi per terra e dava la colpa di certe fantasticherie alle sue appassionate letture infantili di mondi lontani e incredibili.
Ma quell’idea continuava a pungolarlo, nonostante i suoi sforzi di razionalità.....
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